Personaggi famosi di Chioggia
ALDO E DINO
BALLARIN
Fratelli. Giocatori di calcio nel Grande Torino, periti nella
strage di Superga con tutta la squadra. Per maggiori info www.aldodinoballarin.net
GIOVANNI DONDI
Studioso di filosofia,
medicina e astronomia del XIV sec. Compose un famoso planetario,
volgarmente detto orologio, che oltre alle ore del giorno e
della notte, i segni dello Zodiaco, rappresentava il corso dei
principali pianeti allora conosciuti.
NICOLÒ DE'
CONTI ESPLORATORE -
NAVIGATORE
Nicolò De Conti (1395-1469), viaggiatore e commerciante, è
senz'altro uno dei personaggi più curiosi e affascinanti
dell'olimpo chioggiotto. Una figura meno conosciuta di Marco
Polo, ma non per questo meno avventurosa. Tra i due la
differenza soprattutto la maggior abilità del veneziano nel
tramandare ai posteri le proprie esperienze. Le avventure di
Nicolò trovarono si una celeberrima penna nell'umanista Poggio
Braciolini, ma finirono sintetizzate in modo filtrato ad uso
delle sue esigenze filosofiche del IV libro del suo "De
varietate fortunae".
Era stato incaricato di raccogliere i suoi ricordi straordinari
di viaggio dal papa veneziano Eugenio IV Caldumer, di cui il
Braciolini era segretario, dopo che a lui il chioggiotto s'era
rivolto a Firenze dove si trovava a celebrare il concilio, per
richiedere d'essere riammesso alla fede cristiana. Infatti, nel
ritorno della sua lunghissima avventura in giro per l'Oriente,
durata una quarantina d'anni, Nicolò era stato costretto ad
abiurare e a farsi mussulmano per non finire impalato ed aver
salva la pelle. Buon marinaio, commerciante più amante
dell'avventura che degli affari, s'era messo in testa di
scoprire i misteriosi luoghi d'origine delle spezie. Pare però
che si fosse deciso a ciò, anche per sfuggire e per sottrarsi
alla vergogna di ritornare in patria beffato, dopo una brutta
storia che aveva vissuto ad Alessandria d'Egitto, dove era
approdato diciottenne con una nave. Per colpa di un amore
fallace per una bella ragazza dagli occhi di gazzella, aveva
dissipato l'intero patrimonio paterno, derubato dalla banda
degli amici malandrini della donna. E per disperazione era
andato alla corte del Tamerlano nella mitica Samarcanda. Vi
aveva soggiornato per un anno, giusto il tempo per recuperare
del denaro e preparare una partenza per l'india. Quindi
da Damasco il viaggio a lungo vagheggiato. Cominciò
aggregandosi ad una numerosissima carovaca persiana di circa 60
persone, con cammelli e merci. Si attraversò il deserto, poi
l'Eufrate, il Tigri, la grande Bagdad, l'antica Babilonia,
Bassora fino al Golfo Persico. E poi per mare, l'isola di Ormuz,
Calacat alla volta dell'Oceano Indiano. Prima tappa fu Cambay,
quindi la ricchissima Pizinegar e sempre a sud nella costa fino
a Calcutta. Si fermò a Pudifetan e vi stabilì la sua base
commerciale, lontano dai pirati che lo avevano minacciato nella
vita e negli averi nel tratto di costa precedente. Da qui furono
molti i viaggi nel Deccan meridionale, Ceylon, Mailopur. Neppure
le nozze con la figlia di un mercante cattolico lo trattenne
dalla sua curiosità di andare avanti. Se la portò via con se,
facendo della barca la sua casa con ben quattro figli.
Navigò nel golfo del Bengalafino a Sumatra. Risalì a nord per
Tenasserin e raggiunge la regione del Gange che risalì
controcorrente per 15 giorni fino a Cernove e poi Ava e ancoa
Pegù, che mai nessun europeo aveva mai toccato. E il Catai.
Riprese la navigazione verso le isole del Mar di Sonda. Fu la
fase più originale del suo viaggio perché raggiunse Malacca,
il Borneo, Giava e ... Le tanto sospirate Molucche. Oltre i
confini della terra conosciute. Grandissima esperienza la sua ad
osservare flora, fauna, costumi, ad apprendere lingue,
abitudini, comportamenti e religioni diverse: un'importante
contributo all'apertura dell'uomo moderno. Quando nel 1449
ritornò stanco nella sua Chioggia, riprese il posto che
spettava alla sua famiglia in Consiglio, ricoprendo varie
cariche civili. Offrì notizie di grande interesse per la
cartografia nautica ed utili indicazioni a fra Mauro, l'autore
del famoso mappamondo, ora alla Marciana, dove si registra per
la prima volta che l'Oceano Indiano è un tutt'uno con gli altri
mari.
CRISTOFORO
SABBADINO "Il Moretto"
Nato a Chioggia nel 1489. Fu il primo Consultore della
Repubblica Serenissima in materia di sicurezza del regime
lagunare. Fu pertanto il più illustre ingegnere idraulico dei
suoi tempi. Operò per deviare i fiumi dalla laguna veneta. Nel
"Trattato delle acque" analizzò la laguna dal punto
di vista storico idrografico, lasciando pregevoli rilevamenti
tipografici.
GIUSEPPE
ZARLINO
Fu personaggio importante nel campo della musica corale e
strumentale del XVI sec., tanto da essere considerato il
"restauratore della musica". Le sue opere di teoria
più famose furono le "Istituzioni harmoniche" e le
"Dimostrazioni harmoniche". Compose brani a carattere
liturgico e fu direttore a vita della cappella Marciana di
Venezia. Scrisse anche opere filosofiche e matematiche.
GIOVANNI DELLA
CROCE detto "Il Chiozzotto"
Contemporaneo di Zarlino, che fu il suo maestro, fu direttore
della cappella di S. Marco. Compose musica sacra e profana e
celebri sono i suoi "madrigali". La sua opera è oggi
oggetto di studio da parte di musicologi, soprattutto stranieri.
ROSALBA
CARRIERA
È la più celebre ritrattista della prima metà del '700.
Immortalò a Parigi, Vienna, Roma, Londra, Dresda i più famosi
personaggi dell'epoca. Le sue opere sono conservate nelle
Gallerie di Venezia, all'Accademia di Dresda, al Louvre, ecc.
Due disegni sono conservati nella sala del Sindaco, in
Municipio.
GIUSEPPE OLIVI (1769-95)
Morto in giovanissima età, a soli 26 anni, lasciò un'opera
fondamentale sullo studio della fauna marina: la "Zoologia
adriatica", che risultò la prima sistemazione organica
della materia, tanto da essere considerata, dagli studiosi di
tutto il mondo, come basilare per la ricerca scientifica
moderna.
STEFANO ANDREA
RENIER (1759-1830)
Fu insegnante di Storia Naturale all'università di Padova e
collezionò conchiglie e animali dell'Adriatico. Importanti
alcuni suoi testi di zoologia e mineralogia. Utilizzò nuove
metodologie di classificazione zoologica.
Scuola dei
naturalisti chioggiotti
Si sviluppò tra la seconda metà del 1700 e la prima metà del
1800. Incentrò la sua attività sullo studio dei vari aspetti
dell'ambiente lagunare e marino, strettamente connessi
all'esperienza lavorativa dei pescatori. I più importanti
furono Giuseppe Valentino Vianelli, Bartolomeo Bottari, Stefano
Chiereghin, Fortunato L. Naccari e Giandomenico Nardo.
ELEONORA DUSE
Che Eleonora Duse sia una gloria chioggiotta non c'è mai stato
alcun dubbio. Un suo busto bronzeo fregia la sala del Consiglio
comunale e una lapide campeggia nell'omonima calle. Le stesse
biografie apparse sulla stampa al momento della morte lo
affermarono in modo perentorio: "Eleonora Duse", scrisse
ad esempio il Corriere della Sera, "era oriunda da Chioggia,
portava nello sguardo quella nostalgia delle lontananze, quel
senso di smarrimento nella vastitàdi infiniti orizzonti propri
della gente marinara". Il dubbio o meglio l'equivoco sulle
sue origini venne sollevato da alcuni per il fatto che l'attrice
risulta negli atti nata a Vigevano "alle 2 antimeridiane del
3 ottobre 1858" in una stanzetta di un modestissimo albergo,
il "Cane d'oro", poi demolito per lasciar posto ad un
supermercato.
Per un'emblematica
coincidenza sarà ancora la stanza di un hotel (lo "Schenley")
della 4a strada a Pittsburg negli Usa che la vedrà spirare
alle 2,30 del mattino del 21 aprile 1924. Quest'attrice del
mondo", come l'ebbe a definire la scrittrice Ada Negri,
doveva aver segnato nel proprio destino questo continuo ramingare,
dal primo all'ultimo momento della sua vita. Era in pratica il
destino di una "figlia d'arte", sorta in una stirpe di
teatranti. Il suo nonno, Luigi Duse, fu l'inventore del
personaggio comico molto popolare di Giacometo Spasemi, il
fondatore del teatro "Duse", poi "Garibaldi",
che sorgeva fino all'ultima guerra proprio difronte al Caffè
Pedrocchi di Padova. Lo stesso suo padre, Alessandro, continuò
l'eredità familiare, facendo parte di quella compagnia Duse -
Laguna: dove mosse i primi passi ancor bambina Eleonora.Nata dunque in tournée, l'attrice fece ritorno a Chioggia quando
aveva cinque mesi. Un ritorno che resterà abituale per molti
anni, che si faceva per trovare per ritrovare parenti o
addirittura per esibirsi "in patria". Come fece all'età
di cinque anni nel dramma "Corleone", a sette nella
parte di Cosetta nei "Miserabili" e in una serata
memorabilea 14 anni con la compagnia Straccia nel ruolo della
Giulietta shakespeariana.
Da quel momento spiccò il volo battendo le ribalte dell'Europa e
dell'America in lunghe tournée, ispirando direttamente autori
come D'Annunzio, a cui fu legata in un difficile rapporto
artistico e sentimentale, e interpretando magistralmente opere di
Dumas, sardou, Suderman, ma soprattutto Ibsen. La sua grande forza
fu quella, anticipando le teorie di Stanislavskj, di partecipare
totalmente nei peronaggi che interpretava, C'è da dire però che,
quando giunse alla celebrità, cominciò a snobbare la sua città
d'origine, nonostante che questa abbia continuato comunque a
sentirla una propria "creatura".
Quando fu annunciata la notizia della sua morte, "la bandiera
del balcone del palazzo comunale era a mezz'asta: sulle rive"
raccontano le cronache del tempo, "al molo, in pescheria la
gente non parlava che di Eleonora. La porteranno qui. I va a
incontrarla... Le donne intanto preparavano le bandierine di
carta, rosse, gialle, verdi, da appendere a cordicelle tra le
finestre delle case, nelle calli e con quegli addobbi mossi dalla
brezza le popolane avrebbero salutato l'ultimo ritorno di Eleonora
Duse". Interpretando gli umori dell'intera città, il sindaco
di allora Giuseppe Nordio scrisse un telegramma a Mussolini, nella
sua qualità di ministro degli Interni: "Chioggia, profonda
amarezza, piange scomparsa sua illustre figlia Eleonora Duse e
invoca autorevole intervento E.V. onde ottenere rispettando
diritto di sepoltura spoglie mortali, qualora non ostino precise
disposizioni testamentarie". Ci si mise anche in contatto con
la figlia Enrichetta, che si trovava a Cambridge, sposata con un
docente di quella Università, per avere l'autorizzazione ad
ospitare il feretro della madre. Per tutto riscontro, però, la
figlia fece conoscere che il "desiderio di mamma mia era di
riposare in camposanto ad Asolo in vista del Grappa" Unico
privilegio che restò a Chioggia fu quello di veder posta sopra
sopra la bara una propria corona accanto a quella dei Sovrani, del
goverlo e della figlia.
LINA MERLIN
Non tutti sanno del profondo legame
che ebbe con Chioggia la senatrice Lina Merlin (1887-1979),
passata alla storia del costume italiano per aver fissato il suo
nome alla notissima legge del 1958 che aboliva le case chiuse. Non solo la madre di lei fu una
chioggiotta purosangue, Giustina Poli, maestra andata in sposa a
Fruttuoso Merlin, segretario comunale a Pozzonovo, nel Padovano.
Lina, assime al fratello Mario (1889-1917), di poco meno di due
anni più giovane, visse a Chioggia per tutta l'infanzia e la
giovinezza presso la casa dei nonni, che s'affaccia sul Corso del
Popolo e dove ancor oggi c'è una lapide che ricorda il luogo di
nascita di Mario, giovane ed eroico capitano ridotto a brandelli
dal cannone austriaco, nell'altipiano della Bainsizza, medaglia
d'oro al valor Militare nella Grande guerra.
Avrei dovuto nascere a Chioggia -
racconta Lina Merlin nella sua autobiografia - così come nacquero
altri miei fratelli. Non nacqui a Chioggia, perchè mia zia era
ammalata di morbillo e per il timore del contagio, mia madre andò
in campagna. Dopo qualche mese fui portata in città, dai nonni,
dai quali vissi fino a quasi vent'anni.
I suoi ricordi di questo periodo
sono essenziali, freschi e significativi per comprendere la sua
formazione di spirito liberitario, di decisa oppositrice del
fascismo, di militante del socialismo e dell'emancipazione
femminile. Andavamo spesso a teatro - ricordo
- perchè tutti i miei amavano la musica. L'opera lirica restò la
mia passione, come lo era per la nonna. Da lei e da mia zia
imparai i pezzi più famosi e ciò non era difficile in una città
dove cantavano tutti, a ogni ora del girono e della notte.
L'attraevano anche gli spettacoli
del circo. A Chioggia veniva il circo Caveana Casartelli, che
rizzava le tende non lontano dalla mia abiatazione, sul corso,
davanti al Duomo. Le sue amiche ironizzavano al riguardo, per la
corte da parte di un certo Giulietto, acrobata di quel circo,
chiamandola la morosa del pagliaccetto. Ma a Lina restarono
impressi soprattutto i frequenti viaggi per far visita ai genitori
e soprattutto il rientro a Chioggia.
Finite le elementari, il fratello
Mario, in assenza di un liceo-ginnasio pubblico passò a studiare
da esterno presso il seminario vescovile fino alla quarta
Ginnasio. Finirà poi gli studi al Tito Livio di Padova. Lei,
invece, dopo molte perplessità s'iscrisse presso l'Istituto delle
Canossiane, dove s'erano diplomate maestre la mamma e le zie. Quando il nonno morì si
trasferirono a Padova. Mario iniziò la sua carriera di
sottufficiale di complemento e contemporaneamente si lauereò in
giurisprudenza. Lina invece in lingue straniere. Risulta quanto
mai interessante il rapporto di amicizia tra questi due fratelli,
pur proiettati verso strade diverse: l'uno la carriera militare,
l'altra il partito socialista. Mario la definiva scherzosamente la
mia cara rivoluzionaria e pacefondaia. Dal canto suo, Lina, al
pensiero della sua tragica fine avvenuta tra il 28 e il 29
settembre del 1917, non riesce a conciliare la gioioa del suo
ultimo giorno passato assieme, prima della guerra. Mario era
euforico, faceva la corte, e non lesinava complimenti a tutte le
donne che incontrava. Io protestavo: ma che figuraci faccio io? Ci
credono due sposi sai! (...) E se facessi io la civetta? -
replicai "Allora ti darei uno schiaffone", concluse.
Testo tratto dalla pubblicazione
CHIOGGIA ITINERARI STORICO-ARTISTICI
di Gianni Scarpa e Sergio Ravagnan
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